Possedere un’auto o una moto d’epoca rappresenta molto di più che avere semplicemente un veicolo storico da mostrare ai vari raduni.
L’auto d’epoca è una filosofia, uno stile di vita e bisogna costantemente prendersene cura, con un’attenzione particolare e molto più minuziosa rispetto alle automobili moderne.
Basti pensare ad un meccanismo da aggiustare o a un pezzo da sostituire che, in alcuni casi, oggi è introvabile. In quel caso il proprietario si deve armare di pazienza e andare a cercare un artigiano che sappia riprodurre quel determinato pezzo in modalità praticamente identiche all’originale. E, oltre a questo, bisogna affidarsi ad un bravo meccanico che sappia dove mettere le mani, cosa non così scontata. In Italia la rappresentanza di possessori di auto d’epoca – che periodicamente colorano ed invadono le nostre strade – è molto numerosa.
Persone che, quotidianamente, cercano di iscrivere le proprie auto al registro dell’auto d’epoca. L’iscrizione all’ASI (Automotoclub Storico Italiano) è fondamentale per godere di alcune agevolazioni come l’esenzione del pagamento del bollo o l’assicurazione in forma molto ridotta. La procedura è abbastanza semplice ma ricca di sfumature e cavilli abbastanza fuorvianti. Oltre a queste sfumature, le auto d’epoca hanno comunque bisogno di una revisione periodica. I veicoli d’epoca, sono infatti veicoli iscritti in apposito elenco presso il centro storico del dipartimento dei trasporti terrestri ma radiati dal panorama dei veicoli regolarmente iscritti al P.R.A. perché destinati alla loro conservazione in musei o locali pubblici o privati; questo per salvaguardarne le caratteristiche tecniche originarie della casa costruttrice e non doverle adeguare nei requisiti, nei dispositivi e negli equipaggiamenti, alle vigenti prescrizioni stabilite per l’ammissione alla circolazione.
Possono, quindi, circolare solo in precise manifestazioni o raduni e solo con permessi speciali rilasciati dal dipartimento trasporti terrestri. Ad ogni modo si parla di veicoli d’epoca per veicoli con almeno 30 anni di vita. In questo caso ci sono due considerazioni da fare in base alla loro vita.
Infatti tutti i veicoli immatricolati a partire dall’1 gennaio 1960, possono essere revisionati presso un qualsiasi centro revisione privato. Se invece sono immatricolati prima dell’1 gennaio 1960, sono revisionabili solo ed esclusivamente dagli uffici competenti della motorizzazione civile.
E il Ministro dei Trasporti (al tempo Altero Matteoli), ha così precisato l’interpretazione della normativa in vigore, nei seguenti termini: “I veicoli di interesse storico e collezionistico sono quelli iscritti in uno dei registri di cui all’art. 60 del Codice della strada. Ne consegue che è possibile avere due veicoli identici, con lo stesso anno di costruzione, dei quali uno è di interesse storico e l’altro no: semplicemente perché il secondo non è iscritto in uno dei suddetti registri”. Ancora: “Ciò premesso, si conferma che la revisione dei veicoli di interesse storico e collezionistico, costruiti in data a antecedente al 1° gennaio 1960, debbono effettuare la revisione presso gli Uffici Motorizzazione Civile, in quanto sono previste deroghe alle ordinarie modalità di effettuazione delle prove strumentali. Nulla osta, invece, alla revisione di un veicolo ante 1960, non classificato di interesse storico collezionistico, presso un centro privato di revisioni (ex art. 80 Codice della strada)”.