La collezione di moto d’epoca è, come tutte le attività di collezionismo, una vera e propria filosofia.
Sicuramente, quando si parla però di veicoli, l’attenzione, la cura ed il tempo da dedicare sono molto maggiori e richiedono un impegno ed una volontà difficilmente riscontrabili in altre passioni di questo tipo. La collezione delle moto d’epoca è un fenomeno che sta conoscendo una crescita esponenziale. Se si pensa che le richieste di iscrizione al Registro Storico si attestano intorno alle 13 mila l’anno, per un totale di circa 800 mila moto d’epoca registrate in Italia, questo fa capire il livello del movimento. Questo fenomeno è senza dubbio agevolato dal fatto che, per il Registro, bastano appena venti anni di vita per dichiarare una moto come veicolo d’epoca, ed è forse per questo che i numeri sono così alti. Il collezionismo si rivolge in buona parte alle moto da competizione e anche i musei della motocicletta. Le moto d’epoca hanno grande successo perchè suscitano il ricordo di tempi lontani, spesso fanno ricongiungere idealmente con la gioventù dei possessori, attraggono e appassionano intenditori e neofiti.
Cosa importante per i possessori di moto d’epoca è la possibilità di incontrarsi, periodicamente, in raduni in Italia e all’estero, utili per ottenere pezzi di ricambio, acquistare o vendere altre moto, e confrontarsi sui vari mezzi a disposizione. Ovviamente il raduno è anche una sorta di fiera delle vanità, dove il centauro mette in mostra il proprio gioiello frutto di lavoro di mesi e mesi e fatica per reperire i pezzi originali.
Buona parte dei raduni di moto d’epoca interessano esemplari da competizione. In autodromi o su vie cittadine attrezzate per l’occasione con sistemi di protezione, le vecchie 125, 250, 350 e 500 sfrecciano moto guidate da vecchi campioni del motociclismo. Così può capitare di incontrare, in uno dei tanti raduni, Giacomo Agostini anche lui proprietario di moto d’epoca. Assistere a queste corse sulle strade cittadine è come tornare indietro di cinquant’anni e più. Anche perché la Federazione Motociclistica Italiana detta regole severe molto vicine a leggi di tempi ormai passati. Nel rispetto poi di una coerenza storica, in pista sono vietati gli assetti con manubrio rialzato: l’altezza da terra del manubrio, misurata all’estremità delle manopole, non deve superare in altezza il trapezio superiore della forcella.
Per ragioni di sicurezza tutti i motocicli partecipanti a gare hanno l’obbligo di inserire nei serbatoi del carburante spugna tipo Explosafe Foam o altro adeguato. Per i motori con raffreddamento a liquido, è consentito soltanto l’uso di acqua. Ma non tutti sono così favorevoli e vedono di buon occhio le moto d’epoca. Tanto che capita che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, membro del partito socialista ed in carica dal 2014, ha adottato una linea dura contro le moto d’epoca. La battaglia, 12iniziata nel 2015, ha l’obiettivo di ridurre le emissioni delle moto – non in regola con gli standard attuali – e, di conseguenza, diminuire l’inquinamento in città. Il provvedimento si è inasprito a partire dall’1 luglio scorso quando, da quella data, i veicoli a due ruote immatricolati prima dell’1 giugno 1999 non possono più circolare nell’area metropolitana.
Chi non rispetterà la regola, vigente nei giorni feriali dalle 8 alle 20, andrà incontro a una multa di 35 euro. Ma Parigi è stata solo la capostipite di questo provvedimento che, a ruota, ha avuto diversi proseliti in tutta Europa: a Genova, ad esempio, le Vespe d’epoca non possono assolutamente circolare nel centro storico, mentre a Londra, il neoeletto sindaco Khan sta pensando ad una tassa di ingresso in centro per i mezzi d’epoca a due e quattro ruote, con le cifre che dovrebbero aggirarsi – ma queste sono solo voci di corridoio – sulle 12,5 sterline per ogni passaggio. Queste non sono ovviamente buone notizie per gli amanti delle moto d’epoca che, oltre a spendere tempo e denaro per la ricerca di tutti i pezzi di ricambio, dovranno spendere anche per circolare e avranno una forte limitazione ai luoghi ai quali poter accedere.